L’amore ha ispirato poesie, canzoni, film, racconti, miti e leggende per migliaia di anni, è considerato da molti la fonte di ispirazione delle più straordinarie conquiste dell’umanità e svolge un ruolo fondamentale nella sopravvivenza, la riproduzione, lo sviluppo e l’evoluzione della razza umana. Già, ma che cos’è l’amore? Una ricerca della University of Science and Technology of China di Hefei in collaborazione con l’ateneo americano Ichan School of Medicine di Mount Sinai (New York) è la prima a cercare di ottenere prove empiriche delle alterazioni cerebrali collegate all’innamoramento. Lo studio, pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience, ha dimostrato, grazie all’uso della risonanza magnetica funzionale a imaging (fMRI), che diverse aree del cervello delle persone innamorate presentano infatti un aumento dell’attività.
Lo studio
Quante volte è capitato di chiedersi, all’inizio di una relazione, se si tratta di vero amore o se è un abbaglio? Ora la risposta arriva dagli scienziati, con tutti le incongruenze però di una teoria scientifica applicata a una questione tanto irrazionale come l’amore. I ricercatori cinesi hanno selezionato un gruppo di cento volontari (tutti studenti della Southwest University di Chongqing) di entrambi i sessi, suddividendoli in tre gruppi: gli innamorati, coloro che avevano appena concluso una relazione e coloro che non avevano mai avuto una storia d’amore vera. Agli appartenenti a tutte e tre le tipologie è stato chiesto di cercare di non pensare a nulla in particolare mentre venivano sottoposti alla fMRI. I dati raccolti hanno dimostrato che gli innamorati presentavano un aumento (proporzionale alla durata dell’amore e collegato alla ricompensa, alla motivazione, alle relazioni sociali e alla gestione delle emozioni) dell’attività di una dozzina di aree cerebrali, tra le quali la corteccia cingolata anteriore dorsale, l’insula, l’amigdala, la giunzione temporo-parietale, il nucleo caudato e il lobo temporale. Per i volontari che si trovavano oltre la fine di una relazione amorosa, invece, maggiore era il tempo trascorso senza amore e minore risultava l’attività delle stesse aree cerebrali.